Davvero la scoliosi è sparita?
Molti pazienti continuano a chiedermelo, vediamo cosa è e come si cura.
Vero, se ne parla meno, la prevenzione ha ridotto drasticamente le forme più gravi, quelle da intervento chirurgico, ma ESISTE ANCORA!
Per scoliosi si intende la deviazione laterale della colonna vertebrale, da non confondere con le curve naturali sul piano antero-posteriore del rachide (lordosi e cifosi) che, a loro volta, possono essere patologiche se accentuate.
La scoliosi può essere strutturata, con rotazione delle vertebre, e non strutturata (la curva è elastica e scompare durante i movimenti di inclinazione laterale). Può localizzarsi a qualsiasi livello della colonna vertebrale: cervicale, dorsale o lombare.
Le scoliosi non strutturate sono di origine posturale (secondarie a dismetria o deficit posturali asimmetrici); esistono anche quelle transitoriamente strutturate, da lombosciatalgia infiammatoria o spondilodiscoartrosi. Quelle strutturate, sono di origine idiopatica e congenita. Possono anche aver origine da disturbi neuromuscolari, neuro-fibromatosi, patologie connettivali, traumi, alterazioni metaboliche, osteocondrodistrofie, tumori e spondilolistesi.
Le scoliosi idiopatiche (da causa sconosciuta) sono le forme più frequenti. La loro diffusione si colloca tra il 2 e il 5 per mille, le donne sono colpite in un rapporto 8:1 rispetto ai maschi. Le cause ipotizzate sono numerose, le più probabili fanno riferimento:
– al sesso (le donne ne sono più colpite);
– alla famiglia (numerosi casi di sorelle o consanguinei con scoliosi idiopatiche);
– al periodo della pubertà;
– a fattori legati alle strutture sensitive in particolare ai recettori propriocettivi, soprattutto, ai centri e nuclei vestibolari la cui lesione influenzerebbe la postura.
La scoliosi prima dell’ adolescenza è quasi sempre asintomatica.
I segni che richiamano l’ attenzione dei familiari di un bambino che presenta una scoliosi iniziale, e che li spingono a consultare un medico, sono: il dislivello delle spalle, la maggiore prominenza di una scapola, la diversa prominenza dei seni nelle bambine, il dislivello delle anche. Quando un paziente con scoliosi si sottopone per la prima volta a visita medica, bisogna valutare attentamente le deformità sia per poter effettuare una diagnosi esatta sia per dare un giudizio prognostico.
Lo studio della evolutività dell’ esame guiderà la terapia. Devono essere raccolti i dati personali su eventuali precedenti malattie o interventi chirurgici. L’esame obiettivo si effettua facendo spogliare il paziente, si misura l’ altezza del paziente sia in piedi sia seduto. Nell’esame delle deformità vertebrale si valuta il livello delle spalle, la prominenza delle costole e delle scapole, l’orientamento della pelvi e la possibile prominenza di uno dei due fianchi. Il quadro di mobilità del rachide in flessione, estensione e inclinazione laterale, dà un’idea della elasticità della colonna vertebrale, fornisce indicazioni sul grado di maturità ossea, che è di grande importanza ai fini terapeutici.
Le informazioni radiologiche fondamentali si ottengono con una radiografia antero-posteriore del rachide in toto, incluse le creste iliache. L’elasticità della colonna vertebrale nella scoliosi si può misurare con la prova di inclinazione in modo da poter differenziare le curve primarie dalle curve di compenso (queste scompaiono col movimento della colonna).
La radiografia in proiezione laterale permette di studiare le variazioni delle curve fisiologiche sul piano antero-posteriore. La proiezione laterale della colonna lombo-sacrale permette di diagnosticare l’esistenza di difetti congeniti nell’arco posteriore delle ultime vertebre lombari, cioè una spondilolisi o una spondilolistesi. Una volta eseguite le radiografie necessarie, in ciascun caso particolare, si deve esaminare: l’eziologia delle curve, tipo di curva, l’entità della deviazione angolare (metodo di Cobb), la rotazione vertebrale, la maturità scheletrica (gradazione Risser).
L’obiettivo della terapia della scoliosi è quello di prevenire l’evoluzione delle deformità.
La scoliosi strutturata è sempre evolutiva durante gli anni di sviluppo osseo, specie nel periodo pre-puberale. Il trattamento va scelto in base all’entità della deviazione angolare (gradi di Cobb):
I grado: meno di 25° (trattamento fisico e riabilitazione).
II grado: tra 25 e 40° (trattamento con corsetti più o meno rigidi e riabilitazione).
III grado: da 45° in su (trattamento chirurgico).
E’ necessario iniziare precocemente il trattamento fisioterapico con periodici controlli radiografici e ambulatoriali dallo specialista ortopedico.
Per quanto riguarda la riabilitazione vanno ricordati i principi fondamentali della rieducazione motoria della scoliosi:
– iniziare con il riequilibrio delle asimmetrie globali corporee;
– mobilizzare le regioni vertebrali troppo rigide con particolare riguardo per la curva primaria;
– irrigidire le curve vertebrali mobili soprattutto le curve secondarie;
– trattare sempre le asimmetrie del bacino.
La scoliosi non guarisce, bisogna rallentare il suo peggioramento che perdura, nel tempo, anche dopo la chiusura delle cartilagini di accrescimento, per fortuna di pochi gradi, se si mantiene un buon equilibrio posturale con un esercizio correttivo costante.