La riabilitazione dopo un intervento di protesi monocompartimentale di ginocchio segue un protocollo specifico per garantire un recupero ottimale e ridurre il rischio di complicazioni.
Ecco i principali punti della riabilitazione, legati alla mia esperienza.
CAPISALDI:
la mia filosofia è per una riabilitazione rallentata, non frenetica.
Occorre riabilitare una cicatrice, non una ferita.
Per questo, reputo non indispensabile il device Kinetec per una mobilizzazione passiva continua (CPM).
Se l’intervento è ben eseguito, il ruolo del riabilitatore è facilitato. Non esistono problemi di flessione del ginocchio, a distanza, tantomeno di estensione.
Il giorno dell’intervento: la paziente esce dalla sala con un bendaggio elastico, moderatamente, compressivo ed il tubicino del drenaggio che fuoriesce dalla medicazione. Il dolore post-operatorio verrà controllato con antidolorifici o altre tecniche di terapia del dolore. Riposo e recupero delle forze con pasti dedicati.
Il giorno dopo: medicazione della ferita, per il controllo del sanguinamento e la rimozione del drenaggio. Io eseguo una sutura intradermica con filo riassorbibile. Lo scopo è di liberare la paziente dalla necessità di recarsi dal medico per la rimozione dei punti di sutura. Inoltre, la cicatrice sarà, senza dubbio, migliore. Dopo 15/20 gg. i nodi alle estremità cadranno da soli alla prima doccia completa. Fino ad allora, doccia con copertura della ferita con pellicola adesiva (domopack).
Un fisioterapista aiuterà la paziente ad alzarsi dal letto e a camminare, inizialmente, con l’ausilio di due stampelle.
Il movimento iniziale sarà sempre attivo, limitato dal dolore soggettivo, che ne impedirà la messa in tensione dei punti della ferita. La deambulazione supportata da stampelle, che verranno presto abbandonate. L’obiettivo è la rapida autonomia per recarsi in bagno.
Primi giorni: esercizi solo attivi assistiti. I movimenti passivi, nati per una motilità precoce, spesso causano sanguinamenti e dolore, se non addirittura la rottura di qualche punto sottocutaneo.
Per ridurre l’edema post-chirurgico, meglio un bendaggio elastico moderato per i primi giorni. Settimana 1: in considerazione della collaborazione, dell’autonomia raggiunta, della prestanza e della volontà della paziente, può proseguire la riabilitazione al proprio domicilio, sempre assistita da un fisioterapista. Così, dopo pochi giorni, potrà lasciare l’ospedale. In casi particolari, anche il giorno dopo.
In ogni modo, l’obiettivo del lavoro, nella prima settimana, in sede o a casa, sarà quello del raggiungimento di un range di movimento (ROM) attivo di 0-90° del ginocchio. Una deambulazione corretta con stampelle e la possibilità di salire e scendere le scale senza problemi e dolore.
L’aumento della forza muscolare del quadricipite, e dei muscoli della gamba, sarà graduale, iniziando con esercizi a catena cinetica chiusa e progressivamente passando a contrazioni eccentriche ed isometriche su tutto il ROM del ginocchio. Settimana 2: al proprio domicilio, la paziente dovrà raggiungere la capacità di deambulare, autonomamente, senza ausili, negli spazi domestici. Questo le consentirà di proseguire la riabilitazione, anche, ambulatoriamente, presso un Centro dedicato.
Qui, o a casa, il miglioramento della capacità di movimento articolare dovrà avvenire, con una crescita progressiva, raggiungendo 110° di flessione del ginocchio intorno alla settimana 3° e 4°. Recupero completo: la paziente potrà riprendere le sue attività quotidiane senza bisogno di stampelle intorno alle 5° settimana.
Il ritorno al lavoro può avvenire intorno ai 40 gg. Nello stesso periodo, le attività sportive possono iniziare ma, gradualmente. Prevenzione delle cadute e dei traumi: durante tutto il periodo di riabilitazione, la paziente dovrà evitare tutte le attività che rischiano di causare cadute e traumi al ginocchio operato. Pertanto, l’utilizzo delle stampelle, saltuariamente, è consentito per la prevenzione e la sicurezza della paziente, non per la funzionalità.
Controlli clinico-radiografici: come dico sempre alle pazienti, con loro si instaura un legame duraturo.
A guarigione avvenuta, se non ci sono problemi, ogni 3 o 4 anni, consiglio una radiografia in carico ed un controllo clinico, più per scrupolo che per necessità.